Castelbuono è adagiata in una valle alle pendici del “Colle Milocca”, inserita nel cuore del Parco delle Madonie tra la lussureggiante scenografia del bosco di querce, castagno, ciliegio, frassino e dei balzanti rilievi di Pollina, San Mauro, Geraci, Gibilmanna, Isnello: una armoniosa fusione di verde, rocce e neve, cangiante nell’evolversi delle stagioni e delle ore del giorno, secondo riflessi del sole ed il chiaro-scuro delle ombre.
Il Castello, dal quale ebbe origine Castelbuono, fu edificato dal Conte Alduino Ventimiglia nel 1269.
Il 4 maggio del 1454 Giovanni Ventimiglia, subentrato nella signoria del Castello e avendolo egli stesso scelto quale preferita residenza, vi fece solennemente trasferire il Sacro Teschio di S. Anna ottenuto nel 1242 dal duca di Lorena in cambio di alcune terre e fino ad allora custodito nella dimora di Geraci Siculo.
Dopo numerosi altri passaggi ereditari nel 1605 accadde un misterioso avvenimento che turbò profondamente la vita dell’intero paese: la Sacra Reliquia era sparita!
Soltanto nove anni dopo, il prezioso teschio (che era stato rubato e seppellito da un frate) fu ritrovato, ricondotto solennemente alla dimora e tra gli osanna del popolo tripudiante, la Santa venne proclamata patrona del paese. .
II 15 Agosto 1860, col principe Giovan Luigi VIII si estingue la dinastia della illustre casata Ventimiglia di origine ligure e imparentata con i normanni, gli svevi, gli aragonesi e le più grandi famiglie siciliane. Con essa ebbe termine la gloriosa vita del bellissimo castello che passato al ramo femminile insieme ai titoli, per la morte della principessa Giovanna venne ereditato dal barone Fraccia di Favarotta (1905).
Questi nel 1913, con gesto munifico, «fa donazione al popolo della preziosa Urna d’argento contenente la Reliquia di S. Anna e di tutti i diritti e privilegi spettanti alla cappella del castello».
Sul 1920, infine, tutto il patrimonio Ventimiglia espropriato al barone di Favarotta, venne messo all’asta pubblica ed «il vetusto castello sacro alla storia del paese» aggiudicato a quel comune e restaurato mediante una colletta popolare: in quella che fu sì ricca e orgogliosa dimora, sono ora ricavate piccole abitazioni popolari.
Unico segno della passata grandezza, in mezzo a tanto squallore, la cappella. Troppo grande e troppo ricca forse, con le pareti interamente rivestite dai poderosi stucchi del Serpotta, su fondo oro, essa è la viva testimonianza dello sfarzo di cui vollero circondarsi i castellani, tra il XVII e il XVIII secolo.
Dietro l’altare, nella sua urna d’argento, è tuttora custodita la famosa Reliquia.
Oggi il Castello è sede di manifestazioni culturali e di mostre permanenti.